IL LASER
Il laser, straordinario e spettacolare effetto luminoso, ha senz'altro contraddistinto e caratterizzato, più di ogni altro, le apparizioni dei ROCKETS in pubblico e, laddove utilizzato, quelle in TV.
Il laser fu adottato dal gruppo, per la prima volta, nel dicembre del 1977, in occasione dell'esordio in Italia dei loro concerti dal vivo, tenuto al Teatro Lirico di Milano.
Inizialmente noleggiato dalla ditta francese Laser Movement, il laser, uno Spectra Physics da 5 watt con modulo di scansione costruito in Francia, veniva azionato dal tecnico francese Frank.
Il tecnico pilotava il laser stando seduto sotto l'impalcatura che sorreggeva il modulo di scansione, che era posizionata al centro del palco alle spalle dei musicisti.
Frank collaborò con i ROCKETS alla fine del 1977 ed anche per un breve periodo nel corso del tour del 1978, affiancato da alcuni tecnici italiani.
Successivamente i ROCKETS acquistarono dalla ditta DB Electronic di Cormano, in provincia di Milano, un laser Spectra Physics, modello 164/09, sempre da 5 watt, con pompa ad acqua Siemens per il raffreddamento, simile a quello noleggiato precedentemente e con modulo di scansione in alluminio grezzo; il modulo, progettato in Italia, era provvisto di una feritoia orizzontale per l'effetto plafond (soffitto), che veniva utilizzato nel corso dell'esecuzione dei brani Astrolight e Fils du ciel.
In seguito Attila, divenuto tecnico laser ufficiale dei ROCKETS nel tour del 1978, applicò sullo scanner uno specchio supplementare, incollandolo allo snodo di un tom della batteria, utile allo scopo, con il quale era possibile deviare manualmente il fascio luminoso.
Tra gli effetti di maggiore impatto vi era quello a pioggia del raggio puntato sulla palla di vetro appesa davanti ad Alain Maratrat, composta da un mosaico di piccoli specchietti, che 'divideva' il fascio proveniente dallo scanner in una moltitudine di raggi; questo effetto era utilizzato durante l'esecuzione del brano Apesanteur.
Un altro effetto molto spettacolare realizzato con il laser era il cono rotante, proiettato sul volto di Alain Maratrat nel momento in cui questi eseguiva la parte col talk box del brano Future woman.
Nel tour dell'estate del 1979 venne impiegato il laser dell'anno precedente, a cui fu applicato un motore per deviarne i movimenti a distanza, rendendoli così più fluidi e precisi.
Uno Spectra Physics da 20 watt, il modello 171/09, venne in seguito noleggiato dai ROCKETS dalla Trapeze di Parigi, in occasione della loro partecipazione alla XVIª edizione del Festivalbar tenutasi l'8 settembre 1979.
Per l'importante evento fu allestita l'intera scenografia che li aveva accompagnati nel tour estivo di quell'anno, compreso il 164/09; inoltre, furono posizionati alcuni specchi in più punti, all'interno dell'Arena di Verona, che riflettevano il raggio, generato dalla potente macchina, secondo diverse angolazioni.
Il modello 171/09, poi acquistato dai ROCKETS, fu utilizzato per il tour del 1980 e in quello del 1982.
Questo laser comprendeva anche un grosso banco ottico sul quale erano montati una moltitudine di filtri, composti da piccole piastrine di vetro, che 'dividevano' il raggio in più fasci.
Altri due grandi filtri erano stati montati in alto sui lati destro e sinistro dell'americana sul retro del palco, i quali, riflettendo il fascio che usciva dal banco ottico, facevano 'piovere' una moltitudine di raggi sui musicisti.
Dunque, oltre alle caratteristiche costruttive completamente differenti dai precedenti Spectra Physics da 5 watt e al fatto che utilizzava uno scanner molto più preciso con il quale era anche possibile realizzare delle scritte, per il tour del 1980 su questa macchina non erano stati previsti, come in precedenza, controlli manuali o motori supplementari per indirizzare il fascio luminoso nelle direzioni desiderate dall'operatore.
In pratica il puntamento dei raggi veniva predefinito ad ogni concerto e, a parte l'effetto plafond, non era possibile realizzarne altri quali il cono.
A tale limite pose rimedio una ulteriore iniziativa di Attila, il quale, fuoriuscito dallo staff dei ROCKETS alla fine del 1978 e rientrato nel corso del tour del 1982, costruì una scatola sulla quale applicò uno specchio, che fu posizionata sopra al banco ottico e azionata da un motore; sostanzialmente nel tour del 1982 fu ripresa l'idea dello specchio mobile che 'portava a spasso' il laser sul palco e tra il pubblico, già messa in pratica nei tour dal 1977 al 1979.
Tutti i laser utilizzati dai ROCKETS producevano il classico colore verde smeraldo, a causa dell'utilizzo del gas Argon.
Una delle operazioni più delicate a cura dei tecnici, era la pulizia che veniva effettuata con acetone e cartine della Kodak che andavano passate in maniera molto particolare sugli specchi e sulle 'finestre' del laser (le due teste del tubo in quarzo); gli specchi andavano poi collimati ed era una operazione delicata che Attila affinò nel tempo.
A causa delle date dei tour che si susseguivano freneticamente, giorno dopo giorno, poteva capitare che il laser non fosse stato pulito con dovizia e questo causava la diminuzione delle prestazioni della macchina, che a volte poteva funzionare con minore potenza, ad esempio a 1 watt, o, nella peggiore delle ipotesi, non funzionare affatto.
Questo splendido effetto, evolutosi nel corso degli anni, non venne invece utilizzato nel tour del 1984, ma è stato nuovamente ripreso dal marzo del 2004 in occasione del ritorno sulle scene.