LE LUCI
Elemento di indubbio impatto scenico, le luci sono da sempre considerate il 'motore' di ogni spettacolo dal vivo, soprattutto da quegli artisti che vogliono dare una dimensione più completa e coinvolgente alle proprie esibizioni.
Secondo i ROCKETS stessi, come testimoniato in diverse interviste, il pubblico che si reca ad un concerto dal vivo deve poter provare emozioni diverse da quelle offerte dall'ascolto di un disco sul proprio impianto HI-FI. Senza questa prerogativa, il recarsi ad un concerto acquisisce poco valore rispetto all'ascolto di un disco dalla poltrona del proprio soggiorno.
Questa consapevolezza ha radici lontane.
Durante le prime date del loro primo tour del 1975 i ROCKETS non erano dotati di un proprio impianto luci; le esibizioni erano limitate a pub e piccole discoteche francesi, nei quali erano già presenti impianti di illuminazione, più o meno ricchi, costituiti da lampade colorate o a luce bianca.
La necessità di dare una specifica connotazione alle loro esibizioni li spinge a compiere il primo passo.
Il primo set di fari, composto da una dozzina di proiettori a piano convesso, i ROCKETS lo acquistano proprio nel 1975 dal gruppo musicale francese dei Triangle.
Roma dicembre 1977, set di fari del 1° service francese utilizzati durante il primo tour italiano
© LesROCKETS.com
La situazione cambia nel 1977 quando la band sbarca in Italia; il piccolo service francese al quale si sono affidati mette a disposizione due staffe da sei fari l'una, che vengono posizionate rispettivamente una alla destra e l'altra alla sinistra del palco.
Altri fari sono posizionati a terra, due per ciascuno dei tre componenti della band che stazionano in linea sul palco proprio di fronte al pubblico (Alain Maratrat, Christian e Little). Altri fari bianchi sono disposti dietro le tastiere e la batteria, portando il numero totale a poco più di venti punti luce.
A seguito del successo ottenuto con il primo breve tour italiano, Renato Neri, che di li a poco fonderà la Trident Rents, agenzia appendice alla Trident Agency di Maurizio Salvadori che si occupa della organizzazione dei concerti, allestisce nel suo laboratorio di Mirandola, in provincia di Modena, sette tralicci di ferro, sorretti da una staffa, da sei fari Coemar con lenti Fresnell da 1000 watt l'uno e bandiere, generalmente usati in ambienti cinematografici o televisivi.
Altri sei fari Coemar vengono disposti in terra davanti a Christian, Alain e Little, due per ognuno (questa rimarrà una costante nei vari tour dei ROCKETS), due dietro le tastiere, quattro intorno alla batteria ed uno giallo in mezzo al palco vicino al gong rivolto generalmente verso il pubblico.
Il totale è di poco più di cinquanta fari.
In primo piano il traliccio con i sei fari Coemar e più avanti i fari Coemar con i cambiacolori - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
Tra i set di luci disposti sui sette tralicci, otto fari erano muniti di cambiacolori, lastre forate a forma circolare sulle quali erano disposte le gelatine colorate che ruotavano davanti alla luce bianca prodotta dal faro; i cambiacolori erano disposti su due altane (quattro a sinistra e quattro a destra) sui quali erano montati dei motoriduttori Crouzet, in grado di compiere 5 giri al minuto, e cinque microswitches in corrispondenza dei colori.
Quando dal mixer veniva impostato, ad esempio, il colore 3, il motore si avviava e girava fino a quando una camme non toccava il microswitch n° 3, interrompendo così il circuito.
Oltre al set di fari, in questo tour i ROCKETS avevano a disposizione quattro lampade stroboscopiche da 500 watt l'una posizionate dietro la batteria.
ROCKETS live nel 1978, faro Coemar bianco dietro la batteria di Alain Groetzinger - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
Nel 1979 nasce ufficialmente in Italia la Trident Agency; numerosi ragazzi si affidano a questa agenzia per seguire i gruppi musicali in qualità di facchini, road manager, tour manager, fonici, operatori luci ecc.; è l'ufficializzazione e l'inizio dei 'service' in Italia e con essi si diffonde anche la professione del 'tecnico'.
Nello stesso anno la Trident, nella persona di Renato Neri, reduce dalla tournèe americana con i Pooh, porta in Italia, per la prima volta, le lampade Par (Parabolic Aluminized Reflector), prodotte dalla General Electric, che vengono montate all'interno di supporti in alluminio, costruiti su modello inglese (Tomcat), prodotti da un tornitore in lastre di Bologna e verniciati a polvere epossidica a Cadriano di Granarolo, sempre in provincia di Bologna.
Per il nuovo tour dei ROCKETS vengono allestiti trentadue Par 64 da 1000 watt l'uno, inizialmente montati su un traliccio sorretto da due elevatori a base triangolare Morley & Richardson con motore Black & Decker a 110 volt, che potevano arrivare fino a 3,5 metri di altezza e successivamente da un elevatore Superlift della società Genie.
ROCKETS live nel 1979, il parco luci Par 64 sorretto dagli elevatori Morley & Richardson a base triangolare - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
ROCKETS live nel 1979, un elevatore Morley & Richardson a base triangolare - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
Altri ventiquattro Par 64 erano montati su altri due elevatori Morley & Richardson ognuno da dodici fari, generalmente posizionati avanti al palco rispettivamente sul lato destro e sinistro.
Come consuetudine erano inoltre disposti Par 64 corti a luce diffusa davanti a Christian, Alain Maratrat e Little, due per ognuno, uno dietro a Fabrice e uno dietro ad Alain Groetzinger.
Per problemi legati all'alimentazione, ai trasformatori ed alla sezione dei cavi, i fari venivano montati generalmente in serie da otto, il tutto alimentato da dimmer israeliani Polaron da 6x6 kw che Renato Neri aveva acquistato in Inghilterra.
In questo tour i ROCKETS dispongono anche di una lampada stroboscopica Davoli da 1000 watt, disposta al centro del palco, davanti a Christian Le Bartz.
I ROCKETS al Festivalbar nel 1979, a destra i dodici Par 64 sorretti dai tralicci sollevati dagli elevatori Morley & Richardson. In alto i trentadue Par sorretti dal traliccio sollevato dall'elevatore 'Superlift' - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
1979 concerto in discoteca, i fari Par 64 sono disposti ad altezza d'uomo generando una grande quantità di luce e calore - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
Per il tour del 1980 cresce il parco luci.
Quarantotto fari Par 64 disposti su due file, da ventiquattro l'una, sono sorrette da un traliccio sollevato da un elevatore Superlift posto sul retro del palco, mentre un altro elevatore viene disposto nella parte anteriore e solleva un traliccio da quarantotto fari; altri otto Par lunghi vengono disposti in due tralicci metallici, quattro per ciascuno, posizionati dietro tastiere e batteria.
I tecnici preparano il traliccio da quarantotto Par 64. Sullo sfondo fari Par in attesa di essere montati e di fianco un elevatore Superlift
© LesROCKETS.com
Come di consuetudine vengono inoltre disposti due fari Par 64 corti dinanzi a Christian, Alain Maratrat e Little, due dietro a Fabrice e ad Alain Groetzinger e quattro in terra sul palco, disposti verso il pubblico.
Altre dodici lampade gialle da 1000 watt ognuna erano incassate intorno alle due cupole di plexiglass, sei per ognuna e due all'interno delle gigantesche uova.
ROCKETS live nel 1980, fari Par 64 corti a luce diffusa davanti a Little; a destra, a seguire, lampade neon e strombo da 1000 watt - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
Completavano il parco luci quattro tubi al neon e la lampada stroboscopica Davoli da 1000 watt, tutti disposti in terra al centro del palco e quattro riflettori per fondali Pallas, prodotti dalla società Quartzcolor, sui quali erano montate lampade alogene di tipo lineare da 1000 watt ciascuna e gelatine blu.
Questi ultimi, utilizzati per illuminare grandi superfici dal basso verso l'alto, venivano generalmente posizionati sotto la testa presente al centro della scenografia; quando la testa non veniva allestita, i riflettori erano collocati sulla pedana delle tastiere e della batteria o dinanzi a Christian Le Bartz.
ROCKETS live nel 1980, i quarantotto Par 64 tutti accesi sorretti dal traliccio anteriore
© LesROCKETS.com
I riflettori per fondali Pallas con gelatina blu disposti in terra sotto la testa e al fianco una gabbia con quattro Par 64
© LesROCKETS.com
Nei concerti del 1982 il parco luci è praticamente il medesimo del 1980.
Vengono aggiunti due tralicci da quattro Par 64 l'uno, disposti in verticale alle estremità del palco, uno al fianco di Alain Maratrat e l'altro al fianco di Little; altri due tralicci, sempre da quattro Par l'uno, vengono disposti sotto le pedane delle tastiere e della batteria rivolte verso l'alto o, in alternativa, dietro queste ultime o in verticale.
ROCKETS live nell'inverno 1982, in terra Par rossi puntati verso l'alto, a dx e sx i cerchi con i fari bianchi Par 36 ed i tralicci verticali con 4 Par
ciascuno - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
ROCKETS live nell'inverno 1982, Christian è sulla pedana rialzata; ai suoi piedi sono presenti due Par 64 corti e sedici Par 36 bianchi incassati all'interno
di due barriere mobili - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com
Ai lati del palco vengono inoltre posizionati due grandi cerchi di luce, composti da ventotto Par 36 da 30 watt l'uno (Pin Spot o Lucciola), montati all'interno di supporti a forma di tazzina prodotti dalla Coemar.
Particolare del cerchio sul quale sono state montate ventotto Par 36 - Photo by Danilo
© LesROCKETS.com
Due barriere mobili rettangolari, sulle quali sono posizionati sedici Par 36, vengono posizionate alla base della pedana centrale rialzata sulla quale sale Christian Le Bartz durante l'esecuzione di alcuni brani.
Sei Par 64 corti con gelatine rosse vengono disposti in terra e puntati verso l'alto.
ROCKETS live nell'estate 1982, quattro Par 64 verdi disposti in terra dietro ad Alain Maratrat - Photo by Danilo
© LesROCKETS.com
ROCKETS live nell'estate 1982, in terra otto Par 64 bianchi puntati verso l'alto - Photo by Daniele B.
© LesROCKETS.com
Per il breve tour del 1984 la Trident Rents allestisce per i ROCKETS un parco luci decisamente ridimensionato rispetto a quello del 1980 e del 1982, rispecchiando la nuova immagine proposta dal gruppo.
Viene disposto solamente un elevatore Superlift che solleva un traliccio al quale sono agganciati otto Par 64 corti, trentadue Par 64 lunghi e due 'seguipersona' Coemar INSE 1000; ai lati anteriori del palco vengono disposti due elevatori a base triangolare 'Morley & Richardson', già utilizzati nel tour del 1979, da dodici Par 64 l'uno.
Altri Par 64 corti a luce diffusa vengono disposti in terra davanti ai musicisti.
ROCKETS live nel 1984, ai lati due elevatori Morley & Richardson a base triangolare sorreggono dodici Par 64 ciascuno - Photo by Gianmarco C.
© LesROCKETS.com
A seconda degli spazi dove i ROCKETS si esibivano, stadi, discoteche, palasport o teatri, venivano adottate scelte tecniche alternative e spesso nei piccoli ambienti poteva capitare che non venisse utilizzato l'intero impianto luci di cui si disponeva, mentre il colore delle gelatine sostanzialmente rimaneva invariato nel corso del tour.
Per regolare l'intensità della luce delle lampade, in modo che si potessero accendere gradualmente, passando da intensità 0 al massimo consentito, venivano utilizzati i 'dimmer', delle specie di reostati, di diversi tipi e con diverse potenze.
Il dimmer riceveva un segnale da 0 a +10V dal mixer che veniva trasformato ed inviato al proiettore; il mixer, tramite potenziometri ed il sistema 'Matrix', permetteva la possibilità di mescolare e creare svariati abbinamenti fra i proiettori, i cosiddetti 'disegni luci', cioè incroci simmetrici o anche asimmetrici dei vari fasci di luce, che creavano diverse atmosfere e suggestioni, mescolando l'intensità della luce con il colore e la collocazione del proiettore.
In quegli anni la tecnologia era ancora analogica, molto semplice e grezza, e questo comportava la necessità di grande inventiva e capacità visiva da parte dell'operatore luci, che doveva creare tutto lo spettacolo, pezzo dopo pezzo, con disegni e atmosfere diverse, ricordandolo a memoria.
In qualche modo quindi l'operatore luci doveva essere un musicista egli stesso e non è infatti un caso che molti tecnici lo fossero; in diversi casi si trattava di musicisti non professionisti, ma comunque con una preparazione artistica di base.
Oggi le cose sono cambiate, o meglio, il sistema è sempre quello mixer-dimmer-proiettore, ma tutto è assistito e programmato attraverso la tecnologia digitale computerizzata, che permette cose impensabili col sistema analogico utilizzato negli anni '70 e '80; ma è anche vero che, nonostante il grandissimo aiuto della tecnologia, a volte si assiste a spettacoli luci banali e di pessima qualità, nonostante il dispiego di consistenti quantità di fari, teste mobili e quant'altro.
In fondo, se dietro il banco mixer delle luci non c'è un operatore che abbia gusto artistico, come ha dimostrato in prima persona Albertino e gli altri tecnici che hanno assistito i ROCKETS, il tutto è reso inutile e volgare.