ALBERTINO

Alberto, o più semplicemente 'Albertino', nome con cui era chiamato da tutta la squadra che accompagnava i ROCKETS, inizia a lavorare con i Pooh come facchino al seguito del direttore tecnico della Trident Rents (azienda appendice della agenzia Trident che gestiva il booking dei ROCKETS), che forniva parte del materiale usato nei concerti.

Albertino entra a far parte dello staff tecnico dei ROCKETS nel corso del tour del 1978 a soli 15 anni, denotando una certa propensione nell'utilizzo delle luci sul palco.
La sua bravura ed il suo impegno gli consentono, ben presto, di crescere professionalmente e con l'uscita di scena di Attila, Albertino impara subito a gestire luci, fumi, botti, laser ed interfono, quest'ultimo una vera novità per l'epoca, il tutto insieme a Billy, altro protagonista della squadra che accompagna il gruppo.

Albertino alla console - © LesROCKETS.com

Albertino alla console
© LesROCKETS.com

Albertino - © LesROCKETS.com

Albertino
© LesROCKETS.com

La sua versatilità lo porterà ad essere chiamato scherzosamente 'Landru' da Christian Le Bartz, a causa 'di tutta le gente che aveva bruciato durante gli spettacoli' (ndr. Henri Désiré Landru è un noto serial killer francese, che ai primi del novecento era solito bruciare le sue vittime).

In un giorno della primavera del 1982, all'ultima uscita per Milano della tangenziale ovest, in direzione Bologna, Albertino, a bordo della sua Ford Fiesta GTI, nel corso di una manovra di sorpasso tenta di rientrare verso destra per immettersi nello svincolo; purtroppo è tardi, perché è ormai in prossimità del bivio e l'auto 'si mette di traverso', cappottandosi più volte ed andando infine a schiantarsi contro un pilone del viadotto.
Muore così, ad appena 19 anni, il mago delle luci, il ragazzo dei colori, che tanto aveva contribuito al successo dei concerti dal vivo dei ROCKETS e di tanti altri artisti.

Questo ragazzo di Trieste, divenne in pochissimo tempo uno dei più stimati e apprezzati datori luci del momento; la sua fantasia nel creare disegni di luci, utilizzando i pochi mezzi a disposizione al tempo, era micidiale. Il suo modo di usare i proiettori era assolutamente innovativo; usava le luci non secondo la scuola teatrale, noiosa e senza effetti ritmici, ma con il ritmo che lui, anche batterista, aveva nel sangue. In pochi anni ha fatto scuola e molti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzarlo, lo hanno usato come riferimento ed hanno fatto proprio il suo modo di lavorare le luci 'in modo Rock'.

Proprio i ROCKETS dedicheranno alla scomparsa di Albertino un concerto al Palalido ed alcuni mesi dopo, l'album Atomic, pubblicato nell'ottobre del 1982.

Il ricordo del compagno Paolo:

Tutti noi, che con lui abbiamo diviso gioie e dolori (tanti) in quelle massacranti tournée, gli abbiamo voluto molto bene, era un ragazzo di una bontà d'animo e di una umiltà veramente rara nell'ambiente tecnico di alto livello. La nostra squadra, sia fonica che luci, era molto unita, senza quelle stupide rivalità che ci sono spesso al giorno d'oggi, fra le due squadre tecniche. La sua morte, causata da un incidente automobilistico in autostrada, ci sconvolse veramente e devo dire che cambiò anche le nostre vite e le scelte lavorative di alcuni di noi, tecnici della squadra ROCKETS. Infatti, proprio in quel periodo, avevamo deciso di intraprendere, anche con il suo contributo, una carriera in proprio, formando un service audio e luci formato solo da super professionisti; la sua scomparsa cambiò radicalmente le decisioni di alcuni e determinò l'affossamento del progetto. Ma questa è un'altra storia . . . Ciao Albertino, ti ricorderemo sempre.
Paolo